Cenni Biografici
Sono nato all’ospedale regina Elena di Asmara (Eritrea) nel 1943, da Augusto Robiati ed Alma Sarrubbi.
La mia gioventù, passata ad Asmara, è stata di una bellezza straordinaria perché vissuta in modo semplice e a contatto con una natura incontaminata.
Frequentai le elementari presso il collegio Comboni, gestito dalle suore comboniane.
Non potendo sostenere l’esame di ammissione alla scuola media, causa una scarlattina presa durante il periodo d’esame, mio padre, per non farmi perdere un anno, decise di iscrivermi alla scuola inglese Oxford, sempre gestita dai Comboniani.
Inizia quindi per me, un periodo di sette anni al Collegio Comboni.
Non parlavo una parola d’inglese e l’inizio fu molto duro, ma poi rapidamente entrai nel vivo della scuola, e l’apprendimento della lingua inglese mi ha aperto successivamente infinite porte. Studiai contemporaneamente la lingua araba, che imparai a scrivere, leggere e parlare, della quale però non ho fatto molto uso e che ho quasi completamente dimenticato.
Il Collegio Comboni, sebbene gestito dai Padri Comboniani, era una scuola multi-etnica e multi-confessionale. Vi studiavano eritrei, italiani, indiani e gente delle più disparate nazionalità e confessioni religiose: cristiani cattolici, ortodossi, cristiani copti, mussulmani, ebrei, buddisti, induisti, baha’i ed atei. Era una scuola molto bella che si trovava sulla strada che conduceva al Forte Baldissera.
Dato che mio padre Augusto era stato trasferito a Massaua per la ricostruzione dell’acquedotto, ebbi l’opportunità di passare per molti anni i tre mesi estivi al mare, nuotando, esplorando i fondali corallini e pescando nel Mar Rosso. Avevamo una barca di legno a remi con cui andavamo spesso all’isola Verde dove pescavamo con la fiocina degli enormi granchi che portavamo a casa e che il cuoco arabo Alì pensava a cucinare. L’isola era disabitata, incontaminata, con sabbia bianca, fine e setosa.
Uno dei miei hobby era la bicicletta. Incominciai a correre vincendo un buon numero di gare nelle categorie degli esordienti ed allievi.
Dopo sette anni al collegio Oxford Comboni, sono passato all’Istituto Tecnico per Geometri “Vittorio Bottego”, dove ho passato due anni, prima del definitivo rientro nel 1961 in Italia a Milano e qui completati gli studi, presso l’Istituto tecnico per Geometri “Carlo Cattaneo”.
Finiti gli studi e adempiuti gli obblighi militari, lavorai in alcuni cantieri edili a Cinisello Balsamo e Muggiò. Fui stato assunto dall’Impresa “Giuseppe Torno” di Milano che mi mandò a Trieste dove aveva vinto l’appalto per la costruzione del parco serbatoi del terminale dell’oleodotto Trieste – Ingholstad.
La stessa impresa mi chiese poi di partire per lo Zambia in Africa dove aveva vinto la gara di appalto internazionale per la costruzione della strada lunga 180 miglia che partiva dal confine con il Malawi fino a Nyimba, in direzione della capitale Lusaka.
Iniziò così il mio peregrinare in Italia e all’estero con importanti Imprese di Costruzione Nazionali per dirigere la costruzione di grandi opere d’ingegneria, fra cui numerosi impianti idroelettrici in molti Paesi, quali lo Zambia, la Namibia, l’Arabia Saudita, il Camerun, le Isole Mauritius, la Colombia, il Nepal, Italia, Israele ecc.
Nel 1971 sposo Jannette Mc. Gillivray, una ragazza scozzese conosciuta in Zambia ove lavorava come infermiera diplomata, e che ora opera come volontaria in un istituto di malati terminali. Dal nostro matrimonio nacquero tre figlie. Le due splendide figlie Nicole Alison e Louise Amy vivono in Inghilterra. Ricorderò sempre con grande amore ed affetto la figlia Emma Jane scomparsa prematuramente.
All’inizio del nuovo millennio ho concluso quasi completamente la mia carriera lavorativa dedicando il mio tempo a viaggiare ed a parlare nelle scuole, università, circoli culturali, radio e televisioni, portando la mia esperienza di viaggiatore su temi che hanno a che fare con il mondo, l’uomo e l’umanità.
A seguito di una presentazione all’Ordine degli Ingegneri di Milano, mi è stato chiesto di realizzare questo sito internet per condensarvi queste esperienze di viaggio e di lavoro affinchè non andassero perdute.
Apro il sito con l’epitaffio: “Vittorio Robiati cittadino del mondo” credendo fermamente ed in omaggio allo straordinario motto di Baha’u’llah: “La terra è un solo paese e l’umanità i suoi cittadini”.