PARTE 2 CAPITOLO 1
Ho trascorso tutta la mia gioventù in Eritrea, dove avevo anche compiuto parte degli studi, prima presso il Collegio Comboni e poi, per i primi due anni, presso l’Istituto Vittorio Bottego di Asmara. Poiché ero riuscito bene negli studi, i miei genitori, come premio, mi mandarono in Italia per un viaggio, che feci con la nave “Tripolitania”, accompagnato dal fratello di mio padre Augusto, lo zio Francesco, il quale decise di rientrare in Italia definitivamente e infine si insediò a Napoli dove sposò la zia Maria.
Porto di Massawa |
Fu un viaggio incredibile. La partenza dal Porto di Massawa, la navigazione sulle acque del Mar Rosso. La traversata del canale di Suez e le fermate a Port Said e porto Suez, con tutte quelle barchette che avvicinavano la nave per offrirci souvenir e ricordi vari, costituirono un’esperienza esilarante. Poi il Mar Mediterraneo, con quell’impressionante colore blu scuro, ed infine l’arrivo al porto di Napoli dove, sulla cui banchina ci aspettavano gesticolando i cugini napoletani Adriana, Giulia ed Enrico, figli di Tina, sorella di Augusto, che aveva sposato Raimondo Viganò e si era trasferita a vivere a Napoli. Rimasi in quella bellissima città una settimana visitandola tutta; dopo alcuni anni vi tornai e mi fermai a lungo per i lavori legati alla ricostruzione dopo il terremoto. Ricordo un bel viaggio in macchina con RaimondoViganò che ci portò a Terracina per un favolosissimo pranzo.
Milano
Partii poi in treno per Milano dove fui ospite della zia Enrica e della nonna Celestina. Il nonno Amabile era trapassato molti anni prima. Io giunsi in Italia, a Milano, per la prima volta nel 1948, quando avevo cinque anni: lì mi fermai un anno e vi frequentai la prima elementare. Ricordo le belle foto con il nonno Amabile, un uomo di vecchio stampo con i suoi baffoni.
Abitavano in Piazza Gramsci. Al centro della piazza vi era un bellissimo mercato coperto dove facevamo la spesa. La zia Enrica era la direttrice di una scuola speciale per ambliopici. Visitai questa scuola raccontando ai bambini storie dell’Africa. Andammo a Torino con la zia Enrica e con la sua scuola dove, , era in corso il Salone per la celebrazione del Centenario della fondazione della Repubblica Italiana. Mi impressionò un salone progettato da Nervi con colonne altissime, particolarmente sagomate, che sostenevano delle gigantesche solette quadrate a sbalzo. Mi impressionò anche una monorotaia con un treno aereo per lo spostamento dei visitatori.
Milano si presentò come una città bellissima con il suo Duomo e la sua Madonnina, L’ultima Cena di Leonardo da Vinci, i Navigli, il Castello Sforzesco, i tramvai, la metropolitana. Per un giovane che veniva da una cittadina dell’altopiano Eritreo fu un salto enorme. Mi colpì la massa di gente che si spostava da una parte all’altra della città e di vetture modernissime che sfrecciavano con velocità impressionante. Mi affascinarono anche le bellissime ragazze con i loro vestiti di una moda di cui non immaginavo l’esistenza. I negozi poi erano qualcosa di incredibile. Si dormiva con le finestre chiuse, in grande contrasto con l’Eritrea dove si dormiva invece con le finestre aperte. Mi mancava l’aria pura di Asmara respirando l’aria inquinata della metropoli di Milano.
Nel frattempo ricevemmo un telegramma da Asmara che ci segnalava l’arrivo di mio padre Augusto, il quale rientrava per curarsi la schiena che soffriva l’altissima umidità della città di Massawa sul Mar Rosso, dove aveva lavorato gli ultimi otto anni.
Papà arrivò e fu una felicità rincontrarlo. Iniziò le sue cure all’istituto Pesce e cominciò subito a migliorare. Con papà abbiamo fatto numerosi viaggi nei dintorni di Milano per scoprire le bellezze della pianura lombarda.
Egli andò a trovare un vecchio amico con cui aveva condiviso le battaglie contro l’avanzata inglese dal Sudan. Il Geom. Romeo era un ufficiale degli Alpini che combattè sul fronte di Cheren. Tornato in Italia, fondò l’omonima Impresa di Costruzioni ed era impegnato nella costruzione di opere d’ingegneria civile nell’area di Milano. Romeo offrì a mio padre un posto di lavoro invitandolo a restare e a non rientrare in Eritrea. Doveva fare il capo cantiere nella costruzione dello stabilimento della Società farmaceutica per prodotti biologici Braglia a Cinisello. Dopo essersi consultato con la famiglia, rimasta ad Asmara, e sapendo che il ritorno a Massawa sarebbe stato un disastro per la sua schiena, ed avendo, per giunta, avuto negato dal direttore del Municipio di Asmara la possibilità di ritornare nella capitale, decise di accettare l’offerta di Romeo. Fu un evento che provocò un cambiamento radicale della nostra famiglia. Naturalmente anch’io rimasi a Milano per proseguire gli studi in quella città. Papà diede le dimissioni dall’Acquedotto di Massawa per motivi di salute, mentre mamma, le due sorelle e il fratellino, che erano rimasti ad Asmara, dovettero rimanervi ancora un anno per permettere loro di terminare gli studi e a noi di organizzare il loro rientro e la ricerca di una residenza a Milano. Questo distacco di un anno fu un sacrificio enorme, data la grande unità della nostra famiglia. Papà iniziò a lavorare a Cinisello. Gli fu data una autovettura Fiat 600.
Evidentemente il destino voleva che così succedesse.
Il Cattaneo in Piazza Vetra
Io mi iscrissi al corso del 3° Geometri presso l’Istituto Tecnico “Carlo Cattaneo” di Milano che si trovava in Piazza Vetra. Ad Asmara il corso di studi per geometri si svolgeva in quattro anni mentre quello di Milano in cinque. Data la notevole preparazione che avevo maturato ad Asmara, potei fare gli ultimi tre anni in due, guadagnando un anno. Andavo a scuola prendendo il tram sotto casa e scendendo a due passi dall’Istituto. Ricordo vivamente tutti i miei insegnanti che potete vedere assieme ai miei compagni nelle foto. Prima degli esami finali, mi recai con due amici a Gubbio, in Umbria, dove in un intenso mese ripassammo tutta le materie studiate nei quattro anni precedenti.
Ho finito il corso diplomandomi con voti altissimi nelle materie tecniche quali Costruzioni, Topografia, Estimo, mentre sono passato con il minimo in Italiano e Diritto. Pesò il fatto che scrivevo l’italiano come lo parlavo ad Asmara. In effetti, nel primo tema in Italiano, appena cominciai al Cattaneo, presi zero. Poi migliorai, ma fu una battaglia dura. Quando studiavo al Cattaneo, dove si tenevano corsi per geometri, ragionieri e chimici, la scuola era molto moderata. Solo successivamente, da quanto mi è stato raccontato, divenne un covo di protesta sociale.
Pensai poi di andare all’università per fare ingegneria. Per essere immatricolati, occorreva passare un esame di ammissione al quale partecipai. Purtroppo, non era un esame tecnico, ma un tema sull’Europa. Potete immaginare il risultato. Mi iscrissi allora ad Agraria che pure mi piaceva, ma alla fine decisi che sarebbe stato meglio andar a lavorare e cominciai a cercare un lavoro.