Colombia

Perché in Colombia

L’Ing. Bagnara, un mio grande amico dai tempi di Ruacana, in Africa del Sud Ovest, dirigeva il settore Estero di Astaldi e venne a sapere che mi trovavo a Roma, così mi fece chiamare per chiedermi se me la sentivo di andare in Colombia dove un Consorzio d’Imprese di cui facevano parte, che comprendeva anche Recchi, Federici, Condotte, stava realizzando una diga in RCC (Calcestruzzo rullato) di 1.4 milioni di mc. che aveva vissuto diverse vicissitudini esecutive. Avevano bisogno di uno per dare un colpo di mano. Mi consultai con la famiglia e decisi di andare in quel nuovo paese. Non conoscevo una parola di spagnolo, ma mi dissero che avrei imparato in fretta. Era la prima volta che andavo a lavorare in quella parte di mondo.

Arrivai a Bogotà con un volo della Iberia e poi proseguii per Medellin. Il cantiere si trovava a circa 115 chilometri dalla città ma era pericoloso andarvi in macchina per la presenza della guerriglia.
Io sapevo che la Colombia era in una situazione difficile a causa dei cartelli di Cali e di Medellin con il famoso Escobar che poi venne ucciso durante un conflitto a fuoco con le truppe governative. La situazione della guerriglia in Colombia è venuta fortemente alla luce recentemente con la grande pubblicità sui media a seguito della uccisione in Equador del nr. 2 della Farc – il più grande movimento di guerriglia nel paese – e la liberazione della Betancourt e di altri 15.

Non credevo però che la situazione fosse così grave al punto tale che dall’aereoporto di Medellin fino in cantiere ci andammo con un elicottero. La vallata finale dove correva il fiume Porce era molto profonda e dovemmo scendere a spirale come il volo di una libellula. Era un posto meraviglioso, con molto verde di una vegetazione straordinaria.

Naturalmente, lungo i pendii delle montagne che contornavano la valle era tutto coltivato di coca. Di notte si potevano vedere le infinite luci che illuminavano i piccoli villaggi insediati sulle montagne.

Il cantiere era chiuso e protetto da oltre 100 guardie armate di Kalashnicov e poi vi era l’esercito colombiano che pattugliava l’area dei lavori. Il campo era bello e ben organizzato.

Facemmo un bel lavoro facendo alzare notevolmente il livello della diga in calcestruzzo rullato.

Rimasi in quel paese un anno e poi la situazione della sicurezza era tale da convincermi a rientrare in Italia e di non ritornare in quel cantiere il che mi è dispiaciuto moltissimo perché avevo dato corpo e anima a quel lavoro. Vi sarei rimasto molto volentieri se non ci fosse stato il pericolo di essere sequestrato.

Uno degli altri motivi che mi convinse ad andare è che in Colombia è nata la FUNDAEC, un sistema d’insegnamento d’ispirazione baha’i riconosciuta da istituzioni mondiali come un interessante modello da seguire per la sua efficacia. Ero curioso di conoscerlo ed approfondirlo. Sfortunatamente la situazione della guerriglia mi impedì di lasciare il cantiere per recarmi alla loro sede a Calì e soddisfare la mia curiosità che feci poi per Internet anni dopo. Ebbi però la fortuna e l’onore di conoscere alcuni amici baha’i di Medellin.

Oggi la CNN fa una campagna pubblicitaria molto interessante perché a parte la Farc e la guerriglia la Colombia è un paese bellissimo da visitare.

Ho inserito in questa cartella due file sulla storia delle ferrovie colombiane nella zona di Antioquia poiché il cemento al nostro cantiere veniva trasportato per ferrovia dal cementificio Rio Claro con un viaggio che durava due giorni.Ecco, mi è sembrato carino ricordare questa importante attività d’Ingegneria realizzata oltre un secolo fa da colleghi tecnici con mezzi che non sono quelli messi oggi a nostra disposizione.

Omaggio ai visitatori del sito: “Il canale di Panama”