Camerun
L’IMPIANTO IDROELETTRICO DI SONG LOU LOU IN CAMERUN
con la Cogefar
La diga era un’opera molto complessa lunga circa 1.8 chilometri con 4 corpi; diga principale con le prese per le 8 condotte forzate, lo sfioratore in grado di portare 11,000 mc. al secondo, diga in terra, e sfioratore di emergenza a sfioro libero.
Si trovava a circa 100 chilometri dalla Capitale Douala sul fiume La Sanaga in piena foresta equatoriale.
Il contratto era stato acquisito da un consorzio fra l’Impresa Italiana Cogefar e l’impresa francese Razel Freres. In cantiere si parlava la lingua francese e il francese studiato a scuola mi aiutò molto.
Del Camerun vi parlo nel capitolo “Il mondo visitato da Vittorio”
Eravamo in piena foresta equatoriale. L’ultimo ponte in ferro costruito dall’impresa si trovava sul La Sanaga, un fiume che in piena porta anche 10.000 mc di acqua al secondo. Il fiume era largo quasi un chilometro con delle rapide a valle della zona dei lavori. L’acqua era turbolenta e schiumosa, quasi una sfida ai costruttori. Il campo era ben organizzato con alloggi molto confortevoli, con aria condizionata, club, piscina, scuole, mensa, cinema ed altro. Erano comodità necessarie dato che non vi erano altri svaghi.
Ebbi l’opportunità di conoscere molti giovani tecnici ed operai di grande valore. Ricordo il francese Arnold e il compianto Ing. Bertocchi. Avevamo in cantiere oltre cento espatriati e oltre tremila camerunesi, cui occorreva provvedere con alloggi e infrastrutture. Feci poi arrivare tecnici di grande valore che avevano lavorato con me in altri grandi progetti: il Geom. Barattin, l’Assistente Bruni ed il Geom. Aspasini, il Geom. Turro. Ricordo sempre con grande affetto l’Ing. Carlo Silva che era il Responsabile Generale del progetto con cui condividemmo oltre un anno di duro ma fruttuoso lavoro.
Da Milano ci diedero un grandissimo appoggio logistico l’Ing. Martinengo, responsabile dei lavori in Africa della Cogefar, del Geom. Braito, Coordinatore di sede dell’ufficio impianti della Cogefar che aveva dei tecnici di incredibile valore, fra cui l’Ing. Carrara, l’Ing. Farina, l’Ing. Mattioli, il Geom. Garlaschelli. Vi erano altri tecnici molto bravi, ma la memoria mi fa cilecca. Ci diede un grande aiuto l’Ufficio Acquisti con il Geom. Melè per la logistica dei materiali e ricambi necessari per mantenere le macchine in buono stato.
I lavori erano già iniziati con la deviazione del fiume e si erano iniziati gli scavi della rampa di accesso alla fondazione della diga di presa. Abbattemmo molti alberi giganteschi, ma avevamo anche avviato un programma di riforestazione. Il lavoro proseguì bene, ma richiedemmo l’arrivo di attrezzatura addizionale per poter mantenere il programma che era molto stretto. In parallelo con gli scavi della diga, iniziammo gli scavi per lo sfioratore, un’opera immensa con numerose paratoie nella quale avrebbe dovuto essere deviato il fiume per dar vita ad una seconda fase di lavoro. Nel frattempo completammo gli impianti per la frantumazione della roccia scavata e quelli per la produzione dei calcestruzzi. Qui scoprimmo che la roccia conteneva una quantità altissima di mica (biotite e muscovite), una sostanza deleteria per i calcestruzzi, per cui dovemmo effettuare numerose modifiche progettuali, buttar via la sabbia di frantumazione ed ottenere la sabbia quarzitica dal fiume mediante una draga Moncalvi fatta venire appositamente dall’Italia. Oltre a ciò, scoprimmo una faglia dentro le fondazioni della diga principale che ci costrinse ad importanti modifiche contrattuali. Della vita di tutti i giorni ricordo l’ambiente molto umido che fronteggiammo grazie ai condizionatori. Poi vi erano le moltitudini di zanzare da cui bisognava proteggersi dormendo sotto le zanzariere e proteggendosi con repellenti tipo Autan. Soprattutto, vi era il micidiale insetto di nome ‘mut mut’. Era un moscerino molto dannoso che pungeva specialmente al tramonto. Ve ne erano alcuni, portatori malati di un parassita che, una volta iniettato sotto la pelle, cominciava a crescere sotto forma di filamento sviluppandosi per chilometri e provocando un prurito terribile. La malattia praticamente inguaribile prendeva il nome di “filaire” (filariosi). Si poteva solo tenere sotto controllo con particolari cure che si somministravano presso l’Istituto Pasteur in Francia. Una forma virulenta della malattia era l’oncocercosi, quando il parassita si sviluppava attorno agli occhi producendo anche la cecità e la morte.
Spesso si potevano vedere africani con la parte inferiore delle gambe assai gonfie ed erano, appunto, malati di filariosi.
Era disponibile molta frutta tropicale. La mattina ci facevamo preparare delle fantastiche spremute di ananas.
Pioveva molto e l’umidità era altissima. Le piogge erano del tipo tropicale, erano violente e duravano anche molto. In quei casi il fiume schizzava alle stelle.
Il legname che veniva abbattuto fu anche usato per predisporre gli alloggiamenti, le infrastrutture e le casseforme per la costruzione della diga.
Al mio arrivo scoprii che il personale locale veniva condotto con i camion da molto lontano su strade impossibili. Spesso facevano dei lunghi tratti a piedi per raggiungere il loro villaggio. Decidemmo pertanto di costruire un grande accampamento vicino ai lavori con alloggi, mercatini ecc., dove trasferimmo i lavoratori e le loro famiglie per poter lavorare con maggiore serenità.
Le difficoltà degli scavi in roccia richiesero la venuta di consulenti internazionali, fra cui ricordo l’Ing. Abersten, ex ingegnere specialista in esplosivi, proveniente dalla Nitro Nobel, che qualche anno dopo fu incaricato di sparare le volate per la deviazione della lava sull’Etna, e gli ingegneri Carastro e Dantini che ritrovai anni dopo durante lo scavo delle gallerie nella costruzione della ferrovia ad alta velocità Roma-Napoli.
Richiedemmo anche la consulenza del famoso gruppo di ingegneria francese Cohen & Bellier per problemi legati alla stabilità della diga di presa ed il laboratorio materiali della Mecasol.
Quando si lavora in cantieri di queste dimensioni, possono capitare anche degli incidenti. Ne ricordo due, uno sul lavoro, con una barra di ferro da 12 metri che era scivolata dalle mani di un operaio ed aveva trafitto vicino al collo un ferraiolo italiano. Riuscimmo a salvarlo mandandolo a Douala in elicottero per essere poi prelevato da un aereo di soccorso Cessna Citation della Europ Assistance. Un altro fu causato da un bufalo di foresta che aveva incornato un nostro operaio. Salvammo anche lui con le stesse modalità. Vi fu poi, nella fase finale di cantiere, un incidente con il collasso di due gru causato da una tromba d’aria che le fece scontrare. Si piegarono sopra la diga in costruzione, morirono molti operai camerunesi, ad eccezione dei due operatori.
Ci fu un allagamento della zona della centrale in costruzione a causa delle alte portate del fiume nello sfioratore, causato dall’errore progettuale della quota del muro di guida sinistro di quest’ultima opera che noi prevedemmo e che fu oggetto di riserve e contenzioso.
I lavori proseguirono bene e per me fu un’esperienza incredibile. Iniziarono i lavori elettromeccanici e la posa delle condotte forzate e delle chiocciole delle turbine.
Le deviazioni seguirono il loro corso secondo i programmi stabiliti.
Potete andare a vedere il film di mezz’ora fatto dal Gruppo 5 della Rizzoli con a capo Silvano Bergamaschi che racconta da vicino la costruzione di questa complessa e stupenda opera.
In Cantiere arrivarono poi l’Ing. Maurizio Bergonzoni ed il compianto Capo cantiere Onesti, detto “Pipa”, a dare il cambio all’Ing. Silva e me stesso.
Le foto allegate mostrano la sequenza dei lavori e nell’allegato Power Point sono riportati schematicamente le problematiche incontrate.
Viene qui allegato anche un power point che contiene in sintesi le problematiche incontrate durante i lavori.
Anni dopo in Italia ho potuto fare delle conferenze all’ordine degli Ingegneri ed al politecnico di Milano presentando queste stupende opere.
Ebbi anche l’opportunità tramite il mio amico Paolo Morlacchi di tenere alcune conferenze all’Ordine degli Ingegneri di Milano ed al Politecnico. Vi parteciparono numerosi ingegneri e studenti. Le conferenze hanno avuto lo scopo di far conoscere questi progetti e le loro problematiche a persone già esperte nel campo e a giovani che si avvicinavano a queste problematiche per la prima volta. Furono anche presentate le problematiche incontrate in qusti progetti. L’idea di presentarle aveva lo scopo di far vedere quali erano i percorsi da seguire nella progettazione ed esecuzione di un opera ed evitare il ripetersi. Queste problematiche sono costate ai committenti ed alle aziende somme importanti e tempi ed hanno permesso all’impresa esecutrice di recuperare finanziariamente rispetto al contratto iniziale.
Ho presentato i progetti della diga di Song. Lou Lou in Camerun e del Kali Gandaki in Nepal, mentre nei seminari interni da Sembenelli ho illustrato almeno 8 progetti. Qui venne anche l’idea di costruire un sito web ove inserire tutte queste esperienze lavorative ed altre, da mettere a disposizione degli studenti d’ingegneria. Il sito web nel quale siete entrati ha anche questo scopo.
Foto dell’evento